sabato 6 febbraio 2010

Matteo Maculotti • Last works



Ho chiesto a Matteo Maculotti (leggi intervista http://walkingthroughart.blogspot.com/2009/12/boys-course-interview-to-matteo.html) di poter pubblicare le sue ultime opere e di lasciare un commento critico per ciascuna di esse.

I've asked Matteo Maculotti (read the interview http://walkingthroughart.blogspot.com/2009/12/boys-course-interview-to-matteo.html) to leave a critical comment of each of his last works.



The artist as a child



Mi ha sempre affascinato il realismo quasi fotografico di alcuni quadri, e in quest'opera ho voluto provare anch'io ad ottenere un effetto simile in digitale. Non credo che l'arte debba imitare la realtà, ma piuttosto trasfigurarla o crearne una diversa e coerente il più possibile. In alcuni ritratti, che oserei dire i più riusciti, questa trasfigurazione è sottile, quasi impercettibile, un gioco di luci e ombre o di sguardi e di gesti. Qui il bambino, che simboleggia l'artista, ha lo sguardo rivolto verso il basso, perché è sempre dal basso verso l'alto che si sviluppa il processo creativo, ed una posa pensierosa, come assorta, distaccata dal resto del mondo; sembra letteralmente comparire dal buio, oppure uscirne con prepotenza.

I have always been fashinated by the almost photographic realism of some paintings and in this work I have tried to obtain a similar effect too using the digital technique. I don’t think that art should imitate reality; on the contrary I do believe that it should transfigure it and create a different one that should be as coherent as possible. In some portraits, I would dare say in the best portraits, this transfiguration is subtle, almost unperceivable, a play of lights and shadows, of glances and gestures. Here the child, who symbolizes the artist, is looking down because the creative process always fellows an upward direction, and he has a thoughtful pose, as if he was detached from the rest of the world; he seems to come out of the darkness by force.



The sick child



E' abitudine di molta gente, alle mostre d'arte, guardare prima il titolo di un'opera e soltanto in seguito l'opera vera e propria. In questo caso credo che si rimarrebbe spiazzati: non c'è nulla che possa indicare che il bambino è malato. Ho voluto rappresentare così l'aspetto oscuro e mostruoso della malattia, qualcosa di intimo che ci appartiene e ci caratterizza ben più della "comune" salute. "Sick" può anche significare "disgustato", persino "disgustoso", qualcosa di molto insolito per un bambino, come insolito credo sia il suo sguardo, fisso e severo, quasi come quello di un giudice, sicuramente uno sguardo "adulto". Considero quest'opera una sorta di prosecuzione del tema "The artist as a child".

At art exhibitions it is a common habit of many people to look at the painting title before considering the work of art itself. So doing, you will get confused: nothing in the image in front of you refers to a possible sickness of the child. I intended to represent the obscure monstrous aspect of sickness, that is something intimate belonging to us and characterizing us more than “ordinary” health.
The word “sick” can also mean disgusted or disgusting, an unusual aspect for a child, as unusual as his fixed, sever glance, that is very similar to a judge’s one and is surely an “adult” glance. I consider this work as a sort of continuation of the theme of the “artist as a child”.



The sleepwalker



Il sonnambulismo è un disturbo abbastanza comune tra i bambini, ma anche innegabilmente avvolto da un fascino sinistro, da un manto di irrazionalità. In questa opera più che un sonnambulo ho voluto rappresentare un'apparizione notturna, per cui il sonnambulo a cui si riferisce il titolo non è un bambino in carne e ossa, ma un fantasma della mente che attraversa i corridoi del nostro subconscio nelle ore più buie.

Sleepwalking is a common disorder among children; it is also undeniably wrapped in a sinister fashination, in an irrational cloak. In this work, more than a sleepwalker, I wanted to represent a night apparition, so that the sleepwalker of the title is not a real child but a ghost of our mind that slips through the corridors of our subconscious during the darkest hours.



The weight of time



"The weight of time" è un gioco di parole, dato che come pronuncia il titolo è identico a "The wait of time". Il bambino indossa la divisa nera tipica dei collegi di tanti anni fa, e il suo atteggiamento quasi luttuoso è ambiguo: non si capisce se sta aspettando qualcosa o se è rassegnato ad una perdita. Il peso del tempo oscilla sul sottile filo che ha per estremi la speranza (da cui deriva l'attesa) e la disperazione (da cui nasce la rassegnazione).

“The weight of time” is a word play, since it has the some pronunciation as “the wait of time”.
The child is wearing a black uniform, typical in old colleges, and his almost mournful aspect is ambiguous: we can’t understand if he is waiting for something or if he is resigned to an inevitable loss.
The weight of time swings on the subtle thread on whose ewtremities there is hope (from which waiting comes) and despair (from which resignation arises).



http://www.matteomac.com/

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